
domenica 2 marzo 2008

sabato 5 gennaio 2008
La frutta a Roma 2000 anni fa.
La frutta era importantissima nell'alimentazione dei Romani che l'amavano soprattutto durante i dessert. Le specie di frutta più diffuse e consumate erano i fichi, le mele e le pere, di cui si coltivavano decine di qualità, oltre a mele cotogne, ciliege e more. Leggendo quesi nomi viene da chiedersi se erano a conoscenza della bontà degli agrumi, in effetti questo tipo di frutto era si conosciuto ma non destava nessun gustoso interesse. La frutta era in parte venduta dai produttori e in parte da commercianti specializzati detti pomarii. A Roma i fruttivendoli anzi i "fruttaroli" occupavano l'area vicina al Circo Massimo o l'inizio della Via Sacra. Nella moltitudine di genti che circolavano in queste due zone della città comparivano di tanto in tanto dei venditori ambulanti che, come dimostra un bassorilievo conservato nel museo di St. Germain, urlavano "signore, signore mie!" per pubblicizzare le loro mele saporitissime raccolte in piccoli cesti. I cestini di frutta erano anche considerati doni cortesi, Ovidio consigliava all'amante di dedicare alla sua metà un canestro di frutta, raccontando magari una frottola: "che sono state acquistate in un podere alle porte della città, puoi dirlo anche se le hai comprate sulla Via Sacra". :-)giovedì 15 novembre 2007
Azio. Come l'esito di una battaglia può cambiare il gusto di un popolo.

giovedì 28 giugno 2007

lunedì 11 giugno 2007
domenica 3 giugno 2007
lunedì 21 maggio 2007

Marziale, Epig., libro XI, LII
E’ attraverso i classici che possiamo comprendere l’importanza che nei banchetti rivestiva il primo servizio (gustatio), assai simile al nostro antipasto. E’ il libro di Apicio (De re coquinaria) che però ci fornisce le informazioni più dettagliate sulla composizione di questi antipasti, le ricette sono decine e differenti tra loro ma un ingrediente è quasi sempre presente: il Garum (vedi post precedente del 18/4/2007). Ecco le due ricette:
LUMACHE INGRASSATE CON LATTE (Cocleas lacte pastas)
Prendere delle lumache di media grandezza, pulirle accuratamente, levare loro le membrane in modo che possano uscire e metterle in un contenitore in cui sia stato precedentemente versato del latte e del sale. Lasciare che spurghino per qualche giorno e una volta diventate talmente grosse da non poter più rientrare nel guscio, friggerle in olio ben caldo. Disporle quindi in un piatto da portata e servire in tavola dopo averle irrorate con del vino e qualche goccia di garum.
(Apicio, De re coq., libro VII)
PURE’ DI ERBAGGI (Holus molle)
Nettare del sedano, tagliarlo in più pezzi, metterlo in una pignatta contenente acqua e un po’ di sale. Una volta bollito e scolato, ridurlo a pezzettini. Triturare in un mortaio del pepe, della maggiorana, del ligustico della cipolla e versare in un tegame contenente del vino, dell’olio e qualche goccia di garum. Una volta ben caldo mischiarvi il sedano. Disporre in un piatto da portata e servire in tavola.
(Apicio, De re coq., libroIII)
Ricette tratte da: Apicio, De re coquinaria, trad. it. di Paolo Buzzi, Milano, Veronelli Editore, 1957.
