domenica 25 marzo 2007

PLINIO, L'ACQUA E IL MIELE.





Considerando gli usi del miele, bisogna occuparsi anche dell'idromele. Ve ne sono due tipi, quello fresco, preparato lì per lì, e quello lasciato invecchiare. Quello che si prepara sul momento, usando il miele privato della schiuma, è di eccellente utilità per i malati che osservano una dieta alimentare leggera, a base per esempio di alica sciacquata (cioè dopo la sciacquatura con cui si asportava la creta, in precedenza aggiunta per imbiancarla), come ricostituente, per raddolcire la bocca e lo stomaco, come rinfrescante contro il bruciore della febbre. Per ammorbidire il ventre è meglio somministrarlo freddo.Trovo nelle fonti che le persone freddolose lo devono bere caldo, e così anche quelle dal carattere debole e gretto, che gli autori hanno chiamato micropsichi. Secondo una teoria straordinariamente ingegnosa, che deriva da Platone, le particelle materiali, essendo lisce o ruvide, spigolose o rotonde, si adattano più o meno alla natura dei diversi individui, ed è per questo che le stesse cose non sono amare o dolci per tutti; analogamente, nella stanchezza e nella sete, si è più inclini all'ira. Dunque anche quest'asprezza dell'animo, o per meglio dire dell'anima, viene mitigata da una bevanda dolce: questa infatti addolcisce lo scorrimento del respiro e ne rende più morbido il percorso, di modo che il ritmo espiratorio-inspiatorio non venga interrotto. Ciascuno ne ha esperienza diretta: mom c'è nessuno che non trovi nel cibo un lenitivo alla propria ira, afflizione, tristezza e a tutte le passioni; perciò bisogna considerare ciò che esercita un'azione terapeutica non solo sul fisico, ma anche sul morale.

Plinio il Vecchio, Storia naturale.

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